Archivio mensile:febbraio 2013

La festa è finita

Essendo l’unico medico in famiglia vengo spesso coinvolta nei percorsi sanitari dei miei numerosi parenti. Per questo motivo questa settimana ho accompagnato una persona a me cara in un grande e prestigioso istituto privato.

Ero molto curiosa di andarci, proprio per capire come e quanto siano distanti Grande e Piccolo, Pubblico e Privato. Già nel parcheggio mi è sembrato tutto piuttosto chiaro. Continua a leggere

Vaccini

L’Italia può definirsi un paese civile anche perchè esiste un piano vaccinale gratuito alla popolazione, garantito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

Chiunque di voi, per ricordo diretto o perchè genitore da pochi anni, sa che esiste un calendario di vaccinazioni, redatto dal Ministero della Salute, che comprende vaccinazioni obbligatorie e facoltative. Queste sono rivolte a tutta la popolazione italiana, mentre esistono una serie di vaccinazioni obbligatorie per alcune determinate categorie professionali.

Per ora fermiamoci qui, parliamo un pò di quelle obbligatorie per tutti. Continua a leggere

Primari

Un detto ospedaliero recita: “Il Reparto lo fa il Primario.”

Ho imparato negli anni che questa affermazione non è solo vera. E’ verissima.

Anche i primari, come tutti i comuni mortali, subiscono la distribuzione statistica di intelligenza, capacità e simpatia. Non è assolutamente necessario che il primario sia il miglior medico, deve, però, essere il più eclettico. I suoi pregi e i suoi difetti si riverseranno sul personale e, in breve, caratterizzeranno il reparto stesso. Continua a leggere

194

Il 22 Maggio del 1978 non so che clima ci fosse, ma è stata di sicuro una grande giornata. Quel giorno è stato legalizzato l’aborto, con la promulgazione della Legge 194.

Prima di quella data procurare o procurarsi un aborto era un reato penale, punito con reclusione da 2 a 7 anni, a seconda che la donna fosse consenziente, oppure minorenne. Quindi, sia la donna, sia il medico abortista, rischiavano la galera per la caparbietà di voler esercitare o aiutare l’esercizio di ciò che sentivano come un diritto: disporre del proprio corpo, esercitare il libero arbitrio e tutelare la salute di una paziente in questo disgraziato percorso. Continua a leggere

“Lei cosa farebbe?”

Per scrivere questo post ho pescato dal mio lavoro, modificando e rielaborando storia e protagonisti, per tutelare, sebbene nell’anonimato, la loro privacy. Consideratelo un racconto di fantasia, vorrei poterlo fare anch’io.

Sabato pomeriggio, mezzo turno è passato, sono in centralina quando si avvicina un’infermiera: “Paola, la mamma della ragazza del letto 3 vorrebbe parlarti.”

Annuisco ed entro nella camera in penombra. Continua a leggere

Ammazzare la Morte

La malattia è estremamente democratica. Non guarda in faccia a nessuno: giovani, vecchi, brave persone e stronzi, uomini, donne, liberi e carcerati.

In tutte le città in cui ho lavorato, oltre all’ospedale c’era anche il carcere. Ogni istituto di pena ha un medico di guardia, ma ben poche possibilità di andare oltre all’assistenza di base, per cui, per qualsiasi cosa vada oltre alla prescrizione di un antibiotico, fanno riferimento agli ospedali cittadini.

L’arrivo di un carcerato in Pronto Soccorso o nei reparti, crea sempre un pò di confusione. Anticipato dalla chiamata dal carcere, il blindato parcheggia direttamente nel cortile interno. Il numero di guardie carcerarie è direttamente proporzionale alla gravità dell’imputazione. Le manette ai polsi sono una costante. E non sono niente di bello da vedere. Continua a leggere

Turno di notte

A me piace lavorare di notte, credo sia in parte riconducibile a una mia sfumata sociopatia.

Mi piace perchè nel turno di notte tutto è più ovattato e silenzioso, i telefoni squillano solo per pochi buoni motivi, il campanello del reparto non gracchia incessantemente per lunghi minuti.

Siamo in pochi, nei piccoli ospedali come il mio, pochissimi. Continua a leggere

Signorina

Se ora vi chiedessi di visualizzare mentalmente un medico, la stragrande maggioranza di voi visualizzerebbe un uomo. Forse anziano e canuto, forse giovane e figo, con il camice bianco o magari con la divisa verde e il fonendo al collo, tipo ER. Ma comunque un uomo.

Nulla di preoccupante, il vostro pregiudizio, sebbene involontario, arriva da lontano. Continua a leggere