La malattia è estremamente democratica. Non guarda in faccia a nessuno: giovani, vecchi, brave persone e stronzi, uomini, donne, liberi e carcerati.
In tutte le città in cui ho lavorato, oltre all’ospedale c’era anche il carcere. Ogni istituto di pena ha un medico di guardia, ma ben poche possibilità di andare oltre all’assistenza di base, per cui, per qualsiasi cosa vada oltre alla prescrizione di un antibiotico, fanno riferimento agli ospedali cittadini.
L’arrivo di un carcerato in Pronto Soccorso o nei reparti, crea sempre un pò di confusione. Anticipato dalla chiamata dal carcere, il blindato parcheggia direttamente nel cortile interno. Il numero di guardie carcerarie è direttamente proporzionale alla gravità dell’imputazione. Le manette ai polsi sono una costante. E non sono niente di bello da vedere. Continua a leggere →