Per scrivere questo post ho pescato dal mio lavoro, modificando e rielaborando storia e protagonisti, per tutelare, sebbene nell’anonimato, la loro privacy. Consideratelo un racconto di fantasia, vorrei poterlo fare anch’io.
Sabato pomeriggio, mezzo turno è passato, sono in centralina quando si avvicina un’infermiera: “Paola, la mamma della ragazza del letto 3 vorrebbe parlarti.”
Annuisco ed entro nella camera in penombra.
“Dottoressa, mi scusi, so che ha già parlato stamattina con mio marito, ma volevo stare da sola con lei. Vorrei chiederle delle cose. Si sieda. Mio marito mi ha detto che adesso Laura è stabile. Lo è già da qualche giorno, ma l’ha detto anche il suo collega ieri. Mi ha anche parlato dell’opportunità di fare la tracheostomia, che dobbiamo essere noi a dare il consenso. Io e mio marito stiamo discutendo tanto, sa? Laura ha già sofferto così tanto da quando è nata, è così da sempre, non abbiamo mai avuto nessuna speranza che migliorasse, ce l’hanno detto fin da subito. La tracheostomia non è detto che l’aiuti a respirare meglio, vero? Da quel che ho capito anche se le fate il buco non è detto che riprenda di nuovo a respirare da sola, quindi, sempre se sopravvive, tornerebbe a casa con il respiratore, magari senza poterla staccare più. Io non so mica dottoressa se voglio che glielo facciate questo buco. Mi sembra di costringerla a restare qui con noi, anche se lei non vuole più. A casa ho detto che non voglio che glielo facciate, mi hanno detto che voglio ucciderla, ma io non voglio ucciderla. Dottoressa, lei ha figli? Perchè se ne ha mi capisce. Quando li partorisci, poi non vuoi mica ucciderli, però non vuoi nemmeno che continuino a soffrire. Laura comunica solo con il corpo e io ho imparato a capirla in questi 20 anni. E’ stata tante volte vicino alla morte, ma poi il suo corpo si riprendeva e si salvava. Era il suo modo di dirmi che voleva restare ancora un pò. Lei non sa cosa significhi vivere con lei in casa, tutto gira intorno a lei, ma non è mica così brutto, sa? Il papà e la sorella mi aiutano tantissimo. Mia figlia Chiara l’ha conosciuta, pensi che hanno solo 2 anni di differenza e io non ho mai dovuto chiederle di occuparsi di Laura, anzi, il contrario. A Chiara ho dovuto spiegare che deve uscire, andare al cinema con i ragazzi, che può avere una vita normale, anche con una sorella come Laura. Adesso ci dovremo abituare a stare senza di lei e io non so mica se ci riusciremo. Lei è già stata senza di noi qualche volta, ma noi senza di lei mai. Io non voglio prenderla questa decisione, dottoressa. Io non voglio decidere di tenerla qui, se lei non vuole. Guardi, ha aperto gli occhi, vede? La guardi bene, prima quando mi guardava, mi vedeva e io vedevo la sua voglia di restare qui. Ora non la vedo più. Quella voglia è già andata, lei è già partita. Dottoressa mi aiuti a spiegarlo a mio marito e alla mia famiglia. Io non voglio decidere, voglio che lei se ne vada, se vuole andarsene. Lei, che cosa farebbe?”.
Non lo so che cosa farei, so che vorrei essere una madre come lei.