Ogni volta che, per sbaglio, mi imbatto in una fiction con medici e affini la cosa che mi stupisce sempre è l’improbabile bellezza patinata dei personaggi. Se poi mi capita in una serata come questa, mentre sono al lavoro, il paragone stride maggiormante, soprattutto se pochi minuti dopo entra in reparto, in veste di consulente, Tarzan. Continua a leggere
Archivio mensile:marzo 2013
Un lavoro prestigioso
Sembra quasi che io abbia preso come missione demolire i romantici luoghi comuni su medici e medicina, in realtà vorrei solo raccontarvi di come questo lavoro non sia una avventurosa fiction con medici atletici che salvano vite in eroici modi, mentre dottoresse strafighe formulano brillanti diagnosi senza sbavarsi il trucco. Non è così, non è così per un cazzo. Continua a leggere
Il posto più vicino
La Rianimazione non è un reparto come gli altri, è una sorta di Città Proibita degli ospedali. Le porte sono chiuse a chiave, non c’è luce naturale, l’aria è condizionata e filtrata. La stessa luce e temperatura tutto l’anno, di giorno come di notte. C’è sempre personale sveglio in Rianimazione, le terapie e i monitoraggi non si fermano mai. Si entra solo dopo aver suonato il campanello ed essersi presentati. Non è detto che ti facciano entrare. Nessuno entra, ma nessuno esce. Gli infermieri passano anche 8 ore di fila senza mettere il naso fuori da quei pochi metri quadri, gli OSS godono di qualche libertà in più, portano esami e richieste nei reparti, i medici si muovono da lì solo se chiamati per qualche urgenza. In buona sostanza non si entra e non si esce, se non per qualche buon motivo. Continua a leggere
Mestiere di merda
Quando mi sono iscritta a Medicina l’ho fatto con le migliori intenzioni: aiutare il prossimo, alleviare le umane sofferenze e, perchè no, trovare una definitiva cura per il cancro. A 19 anni tutto sembra possibile.
Sembrava parimenti allettante fare parte di quella categoria di professionisti fighissimi e rispettabilissimi che, in natura di semidei, dispensavano saggezza e salute. Santo Dio, quanto mi sbagliavo. Continua a leggere
Il primo morto
Molti anni fa un mio vecchio maestro mi disse che gli anestesisti si dividono in due gruppi, quelli che hanno già fatto il morto e quelli che ancora non l’hanno fatto.
Io, giovane e presuntuosa specializzanda dell’ultimo anno, pensavo che stesse esagerando, che si potesse essere ottimi anestesisti anche senza che morisse nessuno, anzi, che la bravura di un medico risiedesse proprio nel salvare tutti. Mi sbagliavo. Continua a leggere
Quello che resta
Facendo l’anestesista, una parte preponderante del mio lavoro consiste nell’eseguire anestesie per gli interventi in elezione.
Nei casi in cui sia necessaria una anestesia generale i momenti fondamentali sono due: addormentamento e risveglio, che in slang anestesiologico si chiamano decollo e atterraggio. Continua a leggere