Io, come immagino molti di voi, sono una che riesce a leggere i giornali solo alla sera quando torna a casa e, finalmente, mi concedo un minimo di collegamento con il mondo quando ormai il mondo va a dormire. Una vita in ritardo, o comunque alla rincorsa.
E, quindi, stasera, dopo cena e mentre sparecchio, butto un occhio ai giornali e trovo questo. Una storia tragica di lista d’attesa: troppo lunga e troppo intollerabile per il paziente, che finisce quasi in tragedia. In poche parole un bambino che deve essere sottoposto a tonsillectomia con grado di urgenza elevato deve attendere mesi, quasi un anno, per essere sottoposto a tonsillectomia. E, nell’attesa, si aggrava.
Come è possibile? Con tutte le risorse che la regione può vantare?
E allora penso ad una possibile soluzione.
La nostra regione, così come il resto d’Italia, è disseminata di ospedali, con risorse, reparti e personale che, comunque, che ci piaccia o meno, sono stati acquistati e pagati.
Visto che ormai siamo in un’epoca di informatizzazione selvaggia, i dati delle liste di attesa degli ospedali sono pubbliche e fruibili da chiunque avesse voglia di farlo.
Le liste di attesa eterne sono inaccettabili in un paese con così tanti presidi. Sarebbe così facile e comodo e semplificante se il cittadino, nel ruolo di paziente, potesse andare all’ufficio prenotazioni e dire:”Devo sottopormi a settoplastica” e l’impiegato rispondesse:”Bene, all’ospedale X la lista di attesa è di 6 mesi, a quello X di 2 settimane, all’ospedale Y c’è posto dopodomani.”.
Non ci vuole nessuna tecnologia avveniristica, nessuna nanotecnologia del cazzo, perchè se anche non hai voglia di fare un database decente, puoi anche solo alzare il telefono e fare un giro di telefonate ogni giorno, anche solo una volta alla settimana:”Quanta lista di attesa avete per le ernie? E per le tonsille?”.
Così, ogni giorno, per tutti gli ospedali della città, della provincia e anche della regione, perchè non siamo in Australia, ma in Italia, e in una giornata, con la macchina, fai il giro della regione e torni a casa.
E allora è da sciocchi gridare alla carenza di personale per giustificare queste cose, perchè le carenze ci sono, ma non sono questi i casi in cui si manifesta nella sua tragicità. Questo, anzi, sarebbe un modo per usare le risorse che già abbiamo nel migliore dei modi possibili.
In questo modo nei presidi grandi e specializzati si convoglierebbero solo i pazienti con reale necessità, mentre in tutti gli altri casi le liste di attesa si smaltirebbero nella soddisfazione di tutti.
Perchè bisogna andare oltre al concetto di avere tutto e subito e sotto casa, ma bisogna che tutti, anche i pazienti, ci educhiamo ad un pensiero di collaborazione ed elasticità. Io Stato, io Sanità Pubblica, ti mostro il ventaglio di possibilità che tu puoi scegliere. Ma se noi per primi non mostriamo la merce, come pensiamo che questa possa essere apprezzata?
I reparti ci sono, gli operatori e i macchinari anche, perchè non usarli al meglio? Facciamo scegliere ai pazienti, proponiamo a loro le diverse possibilità, perchè magari per qualcuno allontanarsi da casa può sembrare un ostacolo insormontabile, ma magari per altri si tratterebbe di uno sforzo minimo, ripagato dalla rapida risoluzione del problema.
Ma sarebbe, comunque, il paziente a scegliere.
Perchè non dimentichiamoci che la pelle è la loro.
E loro hanno diritto di sapere e di scegliere.