Tutti giù dal letto

Lavorare in un piccolo ospedale significa imparare a lavorare in piccolo, che non significa lavorare poco o male, ma sapere di poter contare su poche risorse.

Al piccolo ospedale, però, arriva di tutto e quando il “tutto” arriva bisogna imparare ad arrangiarsi.

E’ notte fonda di un fine settimana, la cosiddetta “Ora del lupo”, quando tutte le persone normali dormono, quando i ragazzi sono ancora a ballare, quando chi è alla guida, e sta tornando a casa, ha un colpo di sonno e perde il controllo dell’auto. E finisce contro un muro.

Una corsa in ambulanza e l’arrivo in ospedale. Tutto sommato l’esito dell’impatto poteva essere peggiore. Tutto sommato si poteva malamente morire. Come le mosche spiaccicate sul muro da una manata.

Però non sei morto, ma hai bisogno di un intervento urgente, un intervento che ha bisogno di materiale particolare, quello costoso, quello che non teniamo normalmente nei nostri magazzini. Perchè i nostri magazzini sono grandi come sgabuzzini di casa e c’è quel poco che ci serve ogni giorno, perchè la roba costosa si ordina numerata ogni volta che serve, perchè non possiamo sprecare, non possiamo fare scorte per l’inverno, siamo cicale controvoglia, che non si possono permettere di fare le formiche.

Ma, poi, nel cuore della notte, arriva l’imprevisto, perchè l’urgenza è sempre imprevedibile, ma la soluzione bisogna trovarla e la soluzione la trovano gli uomini e non i bilanci.

“Paola per operarlo ho bisogno di quei ferri che non ho. Cioè potrei operarlo lo stesso, o metterci una pezza fino a lunedì, ma questo non è il meglio per lui e per il suo trauma. Paola, se fosse mio figlio vorrei che lo operassero subito e con quei cazzo di ferri che non abbiamo.”

E allora iniziano le telefonate, quelle nel cuore della notte che fanno venire un colpo a chiunque.

Abbiamo culo, la ferrista reperibile è una vecchia volpe che lavora qui da tempo immemore. Conosce ogni anfratto di questi magazzini e, se da qualche parte c’è qualcosa che può esserci utile, lei lo sa.

Non è normale che nel pieno della notte le persone rispondano al telefono e si affannino per aiutarti, ma noi sappiamo che lei lo farà. Chi da tanti anni lavora qui dentro sa che cosa voglia dire urgenza. Chi da una vita collabora agli interventi sa quanto il ferro giusto faccia la differenza tra una mediocre pezza e un buon lavoro. E allora le telefonate si trasformano in consulenze tecniche:”Guarda lì, cerca là. Si, tranquilla, resto in linea.”

Infine la certezza di non avere nulla di utile.

Mentre la chirurga appoggia rassegnata la testa sulla scrivania un’idea: “Chiamiamo lo Specialist!”

“Ma sei sicura? Son le 5 di mattina, non risponderà mai e, se anche lo facesse, poi ci manderebbe affanculo.”

“Senti, non ho niente da perdere, affanculo ci andiamo comunque e io quell’intervento senza quei ferri non posso farlo bene. Chiamiamo.”

Gli Specialist sono professionisti che lavorano per le ditte di materiale medico. Girano gli ospedali per mostrare i materiali nuovi e, quando è necessario utilizzarli durante interventi o procedure, aiutano i medici a usarle. Loro sono i migliori conoscitori del prodotto. Loro sono dei liberi professionisti che lavorano per privati. Non hanno la paranoia della reperibilità e del telefono sempre acceso. Loro possono fregarsene e, nella notte, non rispondere.

Ma questa notte no.

A quest’ora strana, che non è più notte e non è ancora giorno, prima che la luce riveli il pallore delle nostre facce stanche, un telefono suona e qualcuno, dall’altra parte, risponde.

“Sì, va bene, ho capito l’urgenza. Datemi il tempo di passare dalla ditta e prendere tutto. Tra due ore sono lì con i ferri e andiamo in sala.”

Perchè c’è un Dio dei poveracci che non possono fare magazzino e pure un Dio che protegge chi fa un incidente in questo posto in mezzo al niente.

E mentre io e la chirurga ridiamo di gioia come due bambine, chiamiamo tutti.

Tutti giù dal letto, che si va in sala operatoria!

Il Pronto Soccorso che prepari il malato, i reperibili che vengano in sala, il trasfusionale che prepari le sacche, il radiologo, i tecnici.

Tutti! Sveglia!

Perchè se i telefoni suonano e qualcuno risponde ancora, allora non è finita. Non è ancora finita.

E qui siamo in campagna e siamo abituati a scendere presto dal letto, prima del gallo.

Che il giorno non è ancora iniziato, ma noi non abbiamo tempo di aspettare.