Sono, ormai, circa 10 anni che addormento pazienti. Non li ho mai contati, ma, se vogliamo fare un conto approssimativo, sono tra le 2 e le 5 persone al giorno, cinque giorni alla settimana, per 10 anni. Più i fine settimana e le notti. Vabbè, un sacco di gente, diciamo circa 5000 persone.
Sembrano tante, tantissime, tante storie, tanti volti, tante parole dette, tanti sguardi. Eppure, in realtà, sono niente, sono passate e scappate via tra le dita come l’acqua, come un pensiero, o un ricordo, che ti attraversano la testa e quando cerchi di fermarli non ci sono più.
Nessuno si ricorda dell’Anestesista.
A stento si ricordano del Rianimatore, anche quando stanno da noi ricoverati per settimane. Un po’ il trauma, un po’ i farmaci che usiamo per far superare il trauma, un insieme di fattori che la maggior parte delle persone supera cancellando.
E’ giusto così, è sano così. Loro fuori di lì e noi dentro.
Se per il Rianimatore c’è qualche speranza di ricordo, per l’Anestesista no. Quello non se lo caga davvero nessuno.
Alzi la mano chi è stato operato almeno una volta nella vita. Bene, ora descrivetemi il Chirurgo. E ora descrivetemi l’Anestesista. No, non barate, l’Anestesista c’era di sicuro, c’è sempre. Era quello che vi ha chiesto delle robe senza senso, vi ha fatto aprire la bocca e chiacchierare, poi è diventato tutto buio e chi si ricorda più…
In realtà lo sappiamo bene e non ce ne facciamo cruccio: i pazienti sono dei Chirurghi, noi siamo un Servizio, non viviamo della stima dei pazienti, ma della stima dei colleghi. I grandi amori sono per i chirurghi, quei rapporti intensi, che spesso si instaurano con i pazienti, quella fiducia incondizionata in chi un volta vi ha salvato la vita e, poi, resta, sotto forma di rispetto. E, allora, al chirurgo di fiducia si va a chiedere consiglio per qualsiasi problema di salute. Spesso si tratta di rapporti che durano anni e che si tramandano ai figli. In fondo, un po’ siamo invidiosi. Ciascuno ha un ginecologo, un chirurgo, un dermatologo, persino un barbiere di fiducia, ma nessuno ha un Anestesista di fiducia.
Eppure è lui quello che preserverà la vostra vita durante un intervento, quello che starà con voi dalla stessa parte della vela chirurgica, che si preoccuperà che non abbiate dolore, che non abbiate ricordo, fino al punto di far dimenticare anche se stesso.
Un amore fugace e intenso.
In tutti questi 10 anni di amore solo tre pazienti si sono ricordati di me. Solo tre, a distanza di giorni, mi hanno voluto portare un pensiero, un ricordo, un modo per dire: “Sapevo che c’eri tu con me.”
Tanti anni fa, ero ancora all’inizio della specializzazione, una paziente psichiatrica era terrorizzata all’idea di prendere l’ascensore per venire in sala operatoria, così io andai, al mattino presto, a prenderla in camera, accompagnandola fino in sala operatoria. Qualche giorno dopo mi mandò un regalo: un segnalibro d’argento a forma di foglia. Tra le tante chiacchiere con cui l’avevo stordita in ascensore c’era anche l’elenco dei miei libri preferiti. Mi aveva ascoltata.
Un’altra volta mi sono trovata d’urgenza ad assistere un’ impiegata dell’ospedale in cui lavoravo. Nessun rapporto particolarmente affettuoso prima, ma un intero pomeriggio insieme, finchè non sono riuscita a normalizzare tutti i parametri vitali. Mi arrivò una bottiglia di vino. Ottima, peraltro.
E l’ultima pochi giorni fa. Vi ho parlato di lei, una paziente come altre, ma diversa da tutte, una paziente sopravvissuta alla malattia e alla Rianimazione. L’ho incontrata nuovamente per un piccolo intervento, era in forma smagliante. E’ stato bello vedere con occhi e toccare con mano la guarigione, il successo di terapie e speranze e dita incrociate. Sono stata felice di vederla, felice di incontrarla nuovamente e potermi occupare ancora una volta di lei. Anche lei si ricordava e, dopo pochi giorni, un pacchettino nel mio armadietto: un biglietto, poche bellissime parole, un braccialetto fatto da lei per me.
Ogni anno a Natale i Chirurghi vengono sommersi di regali dai pazienti riconoscenti come Madonne di Oropa. Io no, io mi tengo un segnalibro, una bottiglia e un braccialetto di filo come fossero un tesoro prezioso.
Perchè sono passata in punta di piedi nella vita di qualcuno e qualcuno se ne è accorto.