Sono stata chiamata in reperibilità subito alle 20, sia io, sia il secondo reperibile. Io sono finita su una ambulanza per un trasporto e il mio collega in sala operatoria.
Il mio trasporto sembrava la cosa peggiore: un viaggio piuttosto lungo, un paziente con un quadro clinico non del tutto chiaro. Insomma, esattamente quello che non ti auguri di notte, anche se, in verità, si è rivelato essere molto meno complesso di quanto non sembrasse. Un viaggio tranquillo, nessun imprevisto: arriviamo, diamo consegne e lasciamo il paziente. Prima che me ne accorga sono già di nuovo in ambulanza, le luci abbassate, l’adrenalina che cala. Se trovo il modo di puntellare le ginocchia riesco pure a farmi un pisolino. Continua a leggere