“I miei parenti non se ne vogliono andare, altrimenti chi le guarda le bestie e i campi? E se abbandonano tutto ora, con cosa potranno ripartire tra 6 mesi, o un anno? Con animali che non ci sono più e campi abbandonati?”
“Il punto è che, se non riaprono in fretta il panettiere, la macelleria e l’alimentari, il paese muore e se il paese muore come faranno a ripagare i debiti degli immobili che hanno comprato?”
“Mia zia non vuole andare a vivere da sua sorella, non può lasciare le galline.”
“La farmacia è ancora in piedi, ma a cosa serve una farmacia intatta, se nessuno viene a comprare?”
Queste sono solo alcune delle riflessioni che in questi giorni sto facendo con alcuni cari, carissimi amici (ai quali chiedo scusa, per aver riportato le loro commosse parole) che sono direttamente coinvolti con il recente terremoto in Centro Italia.
Ad ascoltare il cuore saremmo tutti lì a scavare e a portare aiuto, ma, in questi momenti bisogna cercare di essere il più razionali possibile.
Attualmente l’emergenza sangue sembra essere rientrata (voi, nel dubbio, continuate a donare che di sangue ce n’è sempre bisogno) e i comuni coinvolti stanno cercando di capire e ordinare le priorità di ciò che serve, ma, soprattutto, che servirà.
Perchè, paradossalmente, dare del cibo e una coperta a chi ha fame e freddo è importante, ma anche relativamente semplice, la cosa davvero difficile arriverà dopo, molto dopo, dopo mesi e anni.
Il difficile sarà ripartire.
Ricostruire le case, riaprire i negozi, tornare a fare la spesa, tornare a scuola, riprendere la propria vita quotidiana, riprendersi la propria terra.
Parliamo di piccole realtà, radicate in un territorio sparso, realtà solide, ma nel contempo fragili, che se sradicate non torneranno più.
La maggior parte sono agricoltori e allevatori che, tolti da lì, non hanno possibilità di ricominciare partendo da zero, perché il loro sostegno sono gli animali e la terra. Si tratta di investimenti ingenti, che spesso derivano dal lavoro di generazioni e che non si possono improvvisare in un posto lontano da casa.
Ovviamente non sono tutti contadini, ma cosa te ne fai di una macelleria se non ci sono animali da macellare?
Cosa te ne fai di un negozio di parrucchiera, se le donne a cui fare la piega sono andate tutte via?
Per questo motivo vi chiedo di rivolgere la vostra generosità direttamente al Comune di Amatrice, tramite questo IBAN
Prossimamente vi informerò su alcune iniziative che vorremmo organizzare con alcuni amici del posto.
La ricostruzione sarà lunga, ma ce la faremo.
Vi abbraccio tutti, a presto.