“Ragazzi, ci siamo, è ora di ballare.”
Il mio capo è campione mondiale di messaggi bomba su Watzapp.
Il Piemonte sta esplodendo, 10 giorni dopo i cugini lombardi, quei cugini che da giorni ci danno indicazioni e consigli sulla gestione dei pazienti.
Cosa dicono le ultime linee guida?
Ogni ora c’è una variante, ogni ora la situazione muta, ma non muta la dedizione guerriera del personale.
“Vabbè, dai, oggi sono di turno nella tenda fuori dal Pronto, a fare triage.”
“Ma come cazzo fai a stare 8 ore tutta intabarrata?”
“Li accolgo fuori, che almeno c’è l’aria fresca, poi, nelle ore lente in cui non arriva nessuno, mi abbasso la mascherina.”
L’abbassamento della mascherina raccontato come una ribellione, mentre senti racconti di uomini e donne che se ne fottono delle restrizioni e vanno a ballare, alle cene, ai ritrovi delle leve, sfoghi di genitori furibondi per il fatto di avere figli a casa.
“Ma siamo solo 10-20, cosa vuoi che sia?”
Cosa vuoi che sia cosa?
Che la popolazione anziana è quella più a rischio e la più fragile, quella che si ammala e, poi, viene ricoverata, che i bambini sono vettori perfetti e, poi, loro malgrado, portano il contagio nelle famiglie. Dai, su, dovete fare solo cose facili: stare a casa, muoversi il meno possibile ed evitare situazioni potenzialmente rischiose.
Invece devi scontrarti con la ribellione dei civili, molti non rinunciano a niente e, durante l’anamnesi, ti mentono e le loro sciocche bugie fanno chiudere interi reparti del primo ospedale del Piemonte, costringendo il personale, prezioso come oro, a stare fermo per la loro superficialità ed egoismo.
E io, guardo le mie mani, quanto sono brutte le mie mani in questi giorni, e dire che ne ho, solitamente, una cura maniacale, mani scartavetrate dai millemila lavaggi, non che prima non le lavassi, ma, ora, ancora di più, la dermatite galoppa, si formano le ragadi, ho anche tolto la fede nuziale, che non tolgo da 16 anni, a parte quando faccio manovre invasive sterili, ma ora è una routine, la lascio a casa e passo le giornate a toccarmi il dito dove, solitamente c’è un anello che ora non c’è.
Ho tolto gli orecchini e le unghie sono tagliate cortissime.
I miei amici hanno tagliato le loro amatissime barba e baffi per poter indossare i presidi in modo corretto e igienico per la salute di tutti.
Un limbo dove abbiamo messo i nostri segreti: la mia fede, il punto luce degli orecchini del mio quarantesimo compleanno, quella barba che al mio collega dona tantissimo.
Una lenta e non richiesta, ma necessaria, spoliazione di tutti i privati piccoli vezzi.
Via tutto, come in un rito, via tutti gli orpelli, che in guerra non si portano i gioielli e nemmeno le vanità.
Reindosseremo tutto, barbe e orecchini e le fedi nuziali.
Reindosseremo tutto, ma domani, quando tutto sarà finito.