Come una lumaca

L’emergenza Covid è finita da tempo e la vita è ripartita, timidamente, ai suoi ritmi normali.

Sì, certo, mascherine, distanze e gel disinfettanti a fiumi, ma, tutto sommato, abbiamo imparato a conviverci, anche sul lavoro: tamponi, zone grigie, ecc… Niente a che vedere con quello che abbiamo vissuto nei mesi scorsi.

Sono passate settimane da quando ho indossato per l’ultima volta una tuta Tyvek.

Stamattina sono andata al mercato con mia figlia, niente di troppo diverso da prima, solo che il mercato è più ordinato, in un percorso obbligato a senso unico e tante mascherine dai colori più improbabili, spesso le madame le indossano coordinate agli outfit, anche mia figlia e io le portiamo uguali: nere a pois bianchi, le ha fatte mia mamma. Tutto quasi uguale, quasi normale, quasi allegro.

Come me: quasi uguale a quella di prima, ma non proprio la stessa.

Da quando l’emergenza è finita non riesco a tornare normale, ho anche provato a riempire il mio tempo libero ritrovato con nuovi interessi, nuove piacevoli sfide, ma tutto è cambiato. Io sono cambiata.

Sostanzialmente sono stanca, stanchissima, di una stanchezza che non trova ragione nel sonno. Il sonno, poi, non è più tornato, oddio, non che la qualità del mio sonno fosse un granché anche prima, ma quelle notti estenuanti, animate da incubi, del periodo Covid, non si sono risolte del tutto. Un sonno frammentato e superficiale, per niente riposante, come un eterno stato di allerta per un nemico che ho visto e non vorrei reincontrare mai più. Non ho voglia di fare niente, ma mi occupo, ugualmente, le giornate di millemila impegni: penso ad altro, faccio altro, mi distraggo, ma, poi, vado in gastronomia perché non ho voglia e forza di cucinare, io che ho fatto della cucina il mio hobby preferito. Ho addirittura iniziato a farmi la ceretta e il gel sulle unghie in casa, perché non ho voglia di andare dall’estetista. Tutta quella gente (poca in verità) e sempre le stesse domande.

No, non so se tornerà, non so come, non so quando.

Sì, certo siamo più preparati.

No, non ho idea se ci sarà un nuovo lockdown.

Sono stanca, sfinita, anche solo di parlarne e vorrei solo essere lasciata in pace. Ho un enorme, gigantesco dolore, al centro di me, che faccio fatica a smaltire. È faticoso da portare e mi avvelena il sangue e la mente. Sento di dovermi sedere e fermare e spurgarlo lentamente, come un secchio di lumache messe nell’acqua prima della cottura, che schiumano e friggono, prima di essersi completamente ripulite e diventare buonissime.

Sono una lenta e molle lumaca tossica, con un guscio fatto di ghisa, mi muovo piano, ci vuole pazienza e tempo per perdonarmi, per farmi capire e per tornare ad essere buona, anche se non come prima.

Come prima mi sa che non ci torno più.