Tornare normali

Dopo un anno e mezzo sembra quasi di avere a che fare con una malattia di routine.

Una cosa normale.

Ti vesti, ricoveri, fai terapia.

Normale.

Ma di normale non c’è niente, perché sei tu che non sei normale.

Tutto scorre uguale, ma invece no.

Vorresti dimenticare tutto: i morti, la tua paura, i giorni frenetici nei quali non capivi come esserci finito in trincea.

E poi andare oltre: è andata, l’abbiamo sfangata, non pensiamoci più.

E in mezzo la tua vita quotidiana, il tuo non voler raccontare cosa hai visto, cosa hai dovuto fare.

Davvero vale la pena raccontarlo? No. Non facciamolo.

Teniamoci per noi l’orribile segreto di quei giorni, teniamolo chiuso, che nessuno possa guardare il perché siamo stanchi e di cattivo umore, perché non ci va di litigare.

Non torneremo mai normali, perché non ha niente di normale cosa ci tocca e disintegra e mina ogni cosa.

Torneremo normali domani, quando ci perdoneremo.

Di non averli salvati tutti, di non esserci salvati noi.

Domani.

Domani, magari.